21 marzo 2022

Non avere paura di aiutare: il Liceo Ciceri incontra AVIS Como

L’intervista agli studenti coinvolti nel progetto

@nonaverepauradiaiutare, un progetto di Loris Bianchi, Rita Canali, Sara Livio, Mattia Micheli ed Emma Molinari. Sono loro gli studenti della classe quinta del Liceo Teresa Ciceri di Como che, in collaborazione con l’AVIS provinciale e comunale di Como e l’aiuto dei propri docenti, hanno realizzato dei Project work riguardanti proprio la nostra Associazione. Nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, durante l’anno scolastico 2020-2021, gli alunni della classe 4UB, indirizzo Scienze Umane, si sono occupati di approfondire la tematica della donazione volontaria di sangue e hanno creato un profilo Instagram per farla conoscere alla popolazione.
Ecco cosa ci hanno raccontato i giovani protagonisti di questa esperienza durante un’intervista.

1) Chi siete e quale scuola frequentate?
Siamo Loris Bianchi, Rita Canali, Sara Livio, Emma Molinari e Mattia Micheli, studenti della classe quinta dell’indirizzo di Scienze Umane del Liceo Teresa Ciceri di Como.

2) Quando avete svolto l’attività con AVIS e in quale forma?
Abbiamo svolto l’attività con AVIS durante lo scorso anno scolastico, da febbraio a maggio del 2021, in cui si è concentrata la fase più interessante e “calda” del nostro progetto: iniziare una campagna pubblicitaria di sensibilizzazione alla donazione del sangue per via social mediatica. A quest’attività, culminata nella creazione del profilo Instagram @nonaverepauradiautare, è preceduta un’intensa fase di raccolta informazioni, su basi scientifiche, tecniche, storiche e culturali.

3) Conoscevate già AVIS Como?
Alcuni di noi erano già volontari, mentre altri, semplicemente simpatizzanti, hanno potuto avvicinarsi maggiormente a questo ente di cui altri, addirittura, ignoravano totalmente l’esistenza. 

4) Cosa vi hanno trasmesso gli incontri con i volontari e i testimoni?
Gli incontri con i volontari e con i testimoni ci hanno trasmesso, fondamentalmente, un profondo senso di sorpresa per il numero di persone che occorrono a impostare una tale organizzazione logistica, tecnica e anche burocratica. La cosa ci ha colpito in maniera molto piacevole: se tante persone danno il loro tempo per una cosa simile, allora possiamo fare la nostra parte anche noi! La cosa ci ha motivato a iniziare il progetto partendo ancora più carichi!

5) Come è nato il vostro progetto di gruppo e che obiettivi avevate?
Il nostro progetto di gruppo è nato da un’analisi attenta dei metodi di comunicazione social mediatica, grazie all’aiuto di un’esperta in scienze della comunicazione. Abbiamo messo in evidenza come Instagram fosse il mezzo mediatico con il maggior tasso di affluenza, oltre che uno dei più semplici da utilizzare, ed era quindi il candidato ideale per proseguire la nostra campagna.

6) Siete soddisfatti del vostro lavoro e dell’impatto che ha sulla nostra comunità?
Be’, con 240 follower è difficile non essere fieri del proprio lavoro, considerando che è stato “fatto in uno scantinato”, no? Con persone che ci seguono dall’Italia, dalla Polonia, dalla Francia, dalla Spagna e dall’Albania, possiamo dire di aver “superato” i confini nazionali in tutte le fasce d’età, dai 13 anni a persone che, superata la soglia dei 65 anni, pur non avendo la possibilità di donare il sangue, hanno deciso di interessarsi al tema. Per noi è già una vittoria!

7) Cosa pensate si possa fare per diffondere tra i giovani messaggi di solidarietà e di dono di sé?
I messaggi di solidarietà fanno leva, fondamentalmente, sul buon cuore della gente e, lì in giro, c’è tanto buon cuore. Il messaggio, secondo noi, basta lanciarlo al mondo perché qualcuno là fuori lo raccolga e lo faccia proprio. Dobbiamo vedere le persone buone, quelle brave che ci sono là fuori e far sì che il messaggio arrivi a più gente possibile: in questo modo, ne siamo sicuri, arriverà anche a loro.

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